Mania del controllo e propensione “sadomaso” al perfezionismo?
Non credo proprio, almeno spero di no.
Amore per la lingua ben scritta?
Indubbiamente, ma non solo.
Sono state perlopiù le esperienze negative degli altri.
Ho conosciuto scrittori, nella maggioranza cari amici, che introdotti in o intercettati da alcuni circuiti editoriali, in più occasioni hanno perso il senso della loro scrittura perché magari non capiti in un momento cruciale:
quello della valutazione dell'opera.
O peggio, una volta ormai giunti all'elaborazione delle note dell'editore per la quarta di copertina.
È in questa fase delicata che lo scrittore, specie se alle prime armi, può rischiare di smarrire la propria strada e incorrere in una delle esperienze più frustranti ma anche sempre più ricorrenti:
quella di essere frainteso.
E non dal lettore (si badi) come ci si aspetterebbe, ma da chi dovrebbe anzitutto imparare a conoscere l’opera, indagandone il pensiero di fondo, le influenze (stilistiche e letterarie) e le ispirazioni; e poi solo in seguito arrivare a formulare un giudizio motivato sul testo da pubblicare dunque non basandosi su un parziale gusto personale.